Teologo spagnolo. Sacerdote dal 1652, visse a Roma, dove svolse attività
di consigliere spirituale e di teologo, esponente di rilievo del Quietismo, i
cui principi espose nei volumi
Breve trattato sulla comunione quotidiana
(1675) e
Guida spirituale che libera l'anima e la conduce per il cammino
interiore (1675). Secondo
M. la massima perfezione a cui l'uomo deve
tendere consiste nel totale abbandono passivo dell'anima a Dio, mediante non
l'esercizio delle virtù ma un processo di annientamento che viene dalla
fede. Per l'anima che abbia raggiunto un tale stato di annientamento, le
tentazioni, i difetti, le azioni cattive rappresentano solo tentazioni del
demonio e, non essendo imputabili all'uomo, non devono trovare da parte sua
un'attiva resistenza. Posto al centro di vivaci polemiche, criticato soprattutto
dai Gesuiti,
M. venne arrestato per ordine del Santo Uffizio nel 1685 e
condannato nel 1687. Nonostante l'abiura,
M. fu condannato come eretico
da Innocenzo XI (bolla
Caelestis Pastor) e rimase in carcere fino alla
morte (Muniesa, Saragozza 1628 - Roma 1696).